La Chiesetta di San Rocco ad Arsago Seprio
Prendo spunto da un bellissimo articolo di Gabriele Ceresa, pubblicato sul quotidiano “La Prealpina” di Varese, il 13 settembre del 2007; mi fu donato, racchiuso in una cornice a giorno, dai coniugi Bartolomeo di Arsago Seprio attuali proprietari di San Rocco, in occasione di una mia breve visita nel maggio 2008.
Era da tempo che desideravo visitare San Rocco e mi chiedevo come mai un luogo di culto potesse essere racchiuso da una cancellata.
Una mattina, come in tante altre occasioni, mi ritrovai a passare lì in bicicletta .
Presi il coraggio a due mani e suonai il campanello, cosa che non avevo mai osato fare prima d'allora.
Mi rispose una signora tutta gentile la quale mi informò che la chiesa non era più un luogo di culto; era stata sconsacrata durante la seconda guerra mondiale [ 1939 – 1945 ]. E aggiunse che sarebbe stata ben lieta di farmela visitare, permettendomi anche di effettuare delle riprese fotografiche. La signora mi presentò suo marito ed ambedue, gentilissimi, mi mostrarono la loro casa ed il giardino accompagnandomi in ogni angolo della loro proprietà con squisita cordialità e cortesia.
L'articolo, a cui mi riferivo all'inizio, riassumeva praticamente la storia di questo vero gioiello architettonico risalente al XVI secolo.
Eccone la breve sintesi.
“Correva circa l'anno 1950. Il continuo passaggio a bassa quota di aerei (Malpensa si trova nelle immediate vicinanze) e il loro rumore assordante, fecero, nel tempo, spostare diverse tegole; ciò causò numerose infiltrazioni che provocarono nel campanile, nella sacrestia e nella zona absidale, notevoli ed irreparabili danni.
Fu così che, nel 1958, il prevosto di Arsago, fece richiesta di abbattere l'intero edificio che era ormai fatiscente, nonchè sconsacrato fin dai tempi della guerra in seguito alla requisizione, per fini bellici, dell' unica campana esistente.
Ed è proprio a questo punto che subentra il provvidenziale intervento dell'Architetto Alessandro Minali: egli decise di acquistare l'intera struttura per trasformarla nella sua casa d'abitazione.
La sovraintendenza di allora concesse l'autorizzazione alla trasformazione dell'edificio, a patto che si conservasse il campanile nella sua originale struttura.
Purtroppo Alessandro Minali morì solo due anni dopo; ma il nipote, Ennio Bartolomeo, e sua moglie Erminia seppero conservare l'immobile in modo impeccabile; soprattutto apportarono parecchie migliorie che misero in evidenza la precedente sacralità dell' intero edificio.
Infatti nel 2007 furono effettuati consistenti lavori di ristrutturazione, ridonando alla struttura il suo primitivo splendore.
Oggi, passandovi d'innanzi, non si può fare a meno di soffermarsi ad ammirare la bellezza del luogo, sia per la sua linearità che per le sue splendide prospettive”.
Terminata la visita, ringraziai di cuore i signori Bartolomeo per avermi permesso di ammirare e fotografare il loro gioiello e, sopratutto, per la loro veramente cortese e non comune ospitalità.
f i n e
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